Il cheratocono è una malattia progressiva non infiammatoria della cornea, che si assottiglia e si deforma, assumendo una caratteristica forma conica. Vista di profilo, la superficie oculare diventa, più sporgente.
Il cheratocono, esordisce clinicamente in genere tra i venti e i trenta anni, ma l’età in cui la malattia insorge può variare. La sua velocità di progressione è legata all’età d’insorgenza: se si presenta precocemente ha una progressione molto rapida. La progressione tende, fortunatamente, a rallentare dopo i 30 anni.
Non si conoscono le cause certe dello sviluppo del cheratocono, ma si può attribuire l’origine della patologia a una predisposizione genetica o al collegamento con altre preesistenti malattie del paziente (come la retinite pigmentosa, la retinopatia del prematuro, la Sindrome di Down)
Possono essere considerati fattori di rischio anche piccoli traumi oculari ripetuti nel tempo e problemi al nervo trigemino che, tra l’altro, si innerva proprio nella cornea.
Tra i fattori traumatici, sono prevalenti quelli dovuti al continuo strofinarsi gli occhi, un’abitudine frequente nei soggetti affetti da congiuntivite allergica o congiuntiviti croniche derivanti da abuso di lenti a contatto.
Nel cheratocono la cornea si indebolisce e inizia a cedere; nei casi più gravi si arriva alla perforazione.
Lo strato oculare esterno e trasparente, che si trova in corrispondenza dell’iride, si assottiglia a causa di un processo degenerativo delle fibre di collagene.
La cornea perde la capacità di resistenza meccanica in un punto e, a causa della pressione interna dell’occhio, si verifica lo sfiancamento (zona centrale o paracentrale).
I sintomi iniziali sono legati a difetti refrattivi: il più delle volte è associato a miopia, a un astigmatismo più o meno irregolare che non si riesce a correggere con le lenti normali, mentre raramente lo è a ipermetropia.
Il cheratocono normalmente non provoca dolore a meno che non avvenga un rapido sfiancamento della cornea e la sua perforazione.
Spesso il cheratocono è associato a una congiuntivite allergica.
Il cheratocono si diagnostica con l’oftalmometria (misurazione della curvatura corneale).
Lo strumento principale per la sua diagnosi e per la valutazione della gravità è la topografia corneale, esame strumentale con cui si misura il raggio della cornea punto per punto.
Alla topografia corneale, segue la pachimetria corneale, che consiste nella la misurazione dello spessore corneale.
Il cheratocono si può presentare sin da bambini. L’evoluzione della malattia non è, tuttavia, prevedibile e, a varianti che presentano un esordio più tardivo, si contrappongono forme cronicamente ingravescenti. In genere si presenta bilateralmente sebbene l’evoluzione della malattia nei due occhi sia asincrona.
Va eliminato o corretto al meglio il difetto visivo causato dal cheratocono: questo è inizialmente possibile con gli occhiali ma, col progredire della patologia, solo le lenti a contatto rigide possono dare il risultato sperato. In questo caso la lente a contatto non ha solo uno scopo refrattivo, ma contiene meccanicamente la protrusione corneale, rendendo più regolare la forma della cornea stessa.
Nei casi più gravi si dovrà ricorrere al trapianto di cornea (è un atto dovuto se si è verificata un perforazione corneale).
Il cross-linking è un trattamento chirurgico mini invasivo che rende la cornea più rigida ed evita quindi, lo sfiancamento. Questo avviene tramite la creazione di legami tra le fibre collagene stromali.
Il trattamento consiste nel far reagire una sostanza fotosensibile (la riboflavina , cioè la vitamina B2), somministrata in forma di collirio, con i raggi ultravioletti.
Questo processo lega meglio tra loro le fibre collagene, rinforzando la superficie oculare. In questo modo si può bloccare o almeno limitare la deformazione patologica della cornea.
Dal momento che non esistono fattori di rischio modificabili per contrastare l’insorgenza del cheratocono, non esiste una terapia preventiva.
Per questo motivo solo la visita oculistica completa effettuata con regolarità può segnalare l’insorgenza della malattia e una rapida cura
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Quando è necessario?
L’intervento serve a eliminare astigmatismo, miopia e ipermetropia tramite chirurgia laser. Prima dell’intervento occorre svolgere una valutazione dell’idoneità del paziente (lacrimazione, spessore della cornea, stato anatomico dell’occhio e della retina, corretta refrazione e tonometria, sensibilità ai colori).
Si esegue l’anestesia?
Sì si esegue un’anestesia locale con gocce di collirio anestetico.
Quanto dura l’intervento?
L’intervento dura circa 15 minuti.
È consigliabile farsi accompagnare?
Sì, è preferibile dal momento che l’occhio sarà bendato dopo l’intervento.
Si può fare colazione e prendere le normali medicine?
Sì, si può fare colazione e assumere i farmaci consueti.
È un intervento doloroso?
È un intervento leggermente doloroso nei due giorni successivi all’operazione, ma assolutamente sopportabile con una terapia analgesica di sostegno.
Come si effettua l’intervento?
Dopo aver instillato il collirio anestetico, si indirizza il laser sulla cornea per alcuni minuti, e successivamente si applica mitomicina per evitare cicatrizzazioni. Si procede quindi all’applicazione di una lente a contatto terapeutica per 4-5 gg. I controlli successivi avverranno a distanza di 5 – 15 giorni – 1 mese e 3 mesi.
Qual è la terapia post operatoria da seguire?
Analgesici per via orale, lacrime artificiali, collirio antibiotico e cortisonico per una settimana.
Suggerimenti post operatorio: è sconsigliato esporsi al sole e truccare gli occhi per una settimana. Importante indossare gli occhiali da sole.
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È prevista l’anestesia?
No, non è prevista l’anestesia. Si instilla solo il collirio per dilatare la pupilla.
Quando è necessario?
Quando la capsula del cristallino diventa opaca, a distanza di pochi mesi o qualche anno dall’operazione di cataratta.
Si deve venire accompagnati?
Non è necessario essere accompagnati. Non sono previsti, tagli, incisioni o bendaggi.
Come si effettua l’intervento?
Dopo aver instillato il collirio, il paziente deve fissare la luce laser per 10 minuti.
Si può fare colazione e prendere le normali medicine?
Sì, si può fare colazione e assumere i farmaci consueti.
E un intervento doloroso?
Non è un intervento doloroso.
Ci sono indicazioni particolari prima dell’intervento?
Non ci sono particolari indicazioni da seguire prima dell’intervento.
Cosa bisogna fare dopo l’intervento?
Occorre seguire la terapia post operatoria: collirio antinfammatorio per 2 settimane, ipotonizzante per 1 settimana. Consigliabile usare occhiali da sole. Si può fare normale attività fisica e condurre la vita di sempre.
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È prevista l’anestesia?
Sì, si esegue l’anestesia locale con collirio anestetico e puntura di lidocaina.
Quando è necessario?
Quando la palpebra tende a cadere verso l’interno (o l’esterno) e raschia la cornea causando infezioni e irritazioni.
È necessario venire accompagnati?
Sì, è preferibile perché l’occhio verrà bendato.
Come si effettua l’intervento?
Dopo aver instillato una goccia di collirio anestetico e aver fatto l’iniezione di lidocaina, l’oculista gira la palpebra verso l’esterno (nel caso dell’entropion) e opera un taglio triangolare di cute palpebrale; con una sutura speciale di chiude il taglio in modo da portare la palpebra nella corretta posizione verso l’esterno. I punti di sutura riassorbibili e cadono da soli. Segue l’applicazione di pomata antibiotica e bendaggio. Nell’ectropion, la procedura è identica ma l’oculista gira la palpebra verso l’esterno e opera un taglio a pentagono di palpebra, con una sutura speciale per riunire i lembi palpebrali in modo da ovviare la lassità della palpebra e portarla verso l’interno. I punti di sutura riassorbibili cadono da soli. Segue l’applicazione di pomata antibiotica, ma in questo caso l’occhio non viene bendato.
Si può fare colazione e prendere le normali medicine, prima dell’intervento?
Sì, si può fare colazione e assumere i farmaci consueti, tranne anticoagulanti e cardioaspirina.
È un intervento doloroso?
No, non è un intervento doloroso. Il paziente avverte solo la puntura iniziale e un leggero pizzicore.
Quanto dura l’intervento?
Circa 30 minuti.
Quali precauzioni si devono prendere il giorno dell’operazione?
Nessuna in particolare. Suggeriamo di non indossare lenti a contatto, ma di preferire gli occhiali e di non truccare l’esterno dell’occhio (ombretto, mascara, fondotinta).
Quali precauzioni si devono prendere dopo l’intervento?
È consigliabile stare lontani da ambienti polverosi o ventosi, non strofinare l’occhio, seguire la terapia indicata. Evitare di truccare gli occhi fino alla caduta della crosta, usare protezione solare nei periodi estivi e occhiali da sole. Le lenti a contatto possono essere usate già 2gg dopo l’intervento. La terapia post operatoria prevede collirio antibiotico e cortisonico, lacrime artificiali, analgesici al bisogno.
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È prevista l’anestesia?
Sì, si esegue l’anestesia locale con puntura di lidocaina.
Quando è necessario?
È un intervento estetico a scelta del paziente: si esegue quando le neo formazioni palpebrali crescono velocemente.
È necessario venire accompagnati?
No, perché all’intervento non segue bendaggio dell’occhio.
Come si effettua l’intervento?
Si effettua una iniezione localedi anestetico. La neo formazione viene rimossa, se necessario si applicano punti di sutura oppure si cauterizza la ferita e si appone una pomata antibiotica.
Si può fare colazione e prendere le normali medicine, prima dell’intervento?
Sì, si può fare colazione e assumere i farmaci consueti.
È un intervento doloroso?
No, non è un intervento doloroso. Il paziente avverte solo la puntura iniziale e un leggero pizzicore.
Quanto dura l’intervento?
Circa 30 minuti.
Quali precauzioni si devono prendere il giorno dell’operazione?
Suggeriamo di non indossare lenti a contatto il giorno dell’operazione, ma di preferire gli occhiali e di non truccare l’esterno dell’occhio (ombretto, mascara, fondotinta).
Quali precauzioni si devono prendere dopo l’intervento?
È consigliabile stare lontani da ambienti polverosi o ventosi, non strofinare l’occhio, seguire la terapia indicata: applicare una pomata antibiotica solo la notte per una settimana. Evitare di truccare gli occhi fino alla caduta della crosta, usare protezione solare nei periodi estivi e occhiali da sole. Le lenti a contatto possono essere usate già 2 giorni dopo l’intervento.
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È prevista l’anestesia?
Sì è prevista l’anestesia locale con lidocaina, previa progettazione della porzione di palpebra da rimuovere.
Quando è necessario?
Si tratta di un intervento estetica o necessario se la caduta della palpebra provoca una riduzione del campo visivo.
È consigliabile farsi accompagnare?
Non è necessario farsi accompagnare. Non è previsto alcun bendaggio e i pazienti sono perfettamente autosufficienti dopo l’intervento.
Come si effettua l’intervento?
Dopo aver discusso insieme al paziente la porzione di palpebra da rimuovere, si effettua l’anestesia, si elimina la parte palpebrale in eccesso e si sutura la ferita.
Si può fare colazione e prendere le normali medicine, prima dell’intervento?
Sì, tranne anticoagulanti e cardioaspirina.
È un intervento doloroso?
No, non è un intervento doloroso.
Quanto dura l’intervento?
Circa 30 minuti.
Quali precauzioni si devono prendere il giorno dell’operazione?
Nessuna in particolare, se non evitare di truccare gli occhi.
Quali indicazioni occorre seguire dopo l’intervento?
È importante usare occhiali da sole e seguire la terapia post operatoria: analgesici al bisogno, antibiotico topico e per via orale e ghiaccio per 3 giorni (3-4 volte al giorno per 15′), arnica e bromelina per togliere il gonfiore.
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È prevista l’anestesia?
Sì, si esegue l’anestesia: prima topica con collirio. poi locale con puntura di lidocaina. Si posiziona un blefarostato sull’occhio per tenere aperta la palpebra.
Quando è necessario?
L’asportazione dello pterigio si rende necessaria quando questo si infiamma spesso durante l’anno, procura fastidio, sensazione di corpo estraneo, lacrimazione, fotofobia, ma anche quando cresce molto velocemente causando una riduzione del visus e astigmatismo indotto.
È necessario venire accompagnati?
Sì, perché l’occhio operato verrà bendato dopo l’intervento.
Come si effettua l’intervento?
Innanzitutto l’oculista posiziona il blefarostato per tenere la palpebra aperta. Si effettua una puntura di anestetico locale e si instilla una goccia di collirio anestetico. Si effettua lo stripping della testa dello pterigio, il taglio della testa dello pterigio, lo scraping della cornea. Con il filo di sutura si riaccollano i lembi sani della congiuntiva. Anche in questo caso il filo di sutura è riassorbibile e cade da solo.
Si può fare colazione e prendere le normali medicine, prima dell’intervento?
Sì, si può fare colazione e assumere i farmaci consueti.
È un intervento doloroso?
No, non è un intervento doloroso. Il paziente avverte solo la puntura iniziale e un leggero fastidio alla chiusura con il punto di sutura.
Quanto dura l’intervento?
Circa 30 minuti.
Quali precauzioni si devono prendere il giorno dell’operazione?
Suggeriamo di non indossare lenti a contatto, ma di preferire gli occhiali e di non truccare l’esterno dell’occhio (ombretto, mascara, fondotinta).
Quali precauzioni si devono prendere dopo l’intervento?
È consigliabile stare lontani da ambienti polverosi o ventosi, non strofinare l’occhio, seguire la terapia indicata (lacrime artificiali, terapia con collirio antibiotico cortisonico, cortisone in pastiglie se non si è diabetici). Utilizzare occhiali da sole e non esporsi al sole per i primi due mesi, perché lo pterigio è una patologia altamente recidivante.
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È prevista l’anestesia?
Sì, prima dell’intervento si effettua un’iniezione di lidocaina.
Quando è necessario?
L’asportazione del calazio si rende necessaria quando questo non guarisce in seguito alla terapia topico medica (impacchi caldo umidi e terapia cortisonica).
È necessario venire accompagnati?
Sì, perché l’occhio operato verrà bendato subito dopo l’incisione.
Come si effettua l’intervento?
Si effettua una puntura di anestetico locale e si instilla una goccia di collirio anestetico. Con la pinza da calazio, il chirurgo gira la palpebra e esegue il taglio all’interno. Non sono previsti punti di sutura, ma solo pomata antibiotica e bendaggio compressivo per fare emostasi sino al giorno dopo. L’occhio può risultare gonfio o livido per alcuni giorni dopo l’intervento.
Si può fare colazione e prendere le normali medicine, prima dell’intervento?
Sì, si può fare colazione e assumere i farmaci consueti.
È un intervento doloroso?
No, non è un intervento doloroso. Si avverte solo una leggera pressione della pinza da calazio.
Quanto dura l’intervento?
Circa 20 minuti.
Quali precauzioni si devono prendere il giorno dell’operazione?
Suggeriamo di non indossare lenti a contatto, ma di preferire gli occhiali e di non truccare l’esterno dell’occhio (ombretto, mascara, fondotinta).
Quali precauzioni si devono prendere dopo l’intervento?
È consigliabile stare lontani da ambienti polverosi o ventosi, non strofinare l’occhio, seguire la terapia indicata (impacchi caldo umidi, terapia con collirio antibiotico cortisonico).
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È prevista l’anestesia?
Sì, è prevista l’anestesia con iniezione di lidocaina
Quando è necessario?
L’asportazione dello xantelasmo è un intervento estetico: si suggerisce di asportarlo quando sta crescendo velocemente, ma la scelta definitiva spetta unicamente al paziente.
È necessario venire accompagnati?
No, non è necessario. Il paziente è autonomo subito dopo l’intervento. Non è previsto il bendaggio dell’occhio.
Come si effettua l’intervento?
Prima di tutto, si effettua una puntura di anestetico locale. Lo xantelasmo viene escisso a losanga e chiuso con un punti di sutura in filo riassorbibile. Nei giorni successivi si segue una terapia farmacologica per 5-7 giorni.
Si può fare colazione e prendere le normali medicine, prima dell’intervento?
Sì, si può fare colazione e assumere i farmaci consueti.
È un intervento doloroso?
No, non è un intervento doloroso. Si avverte solo la puntura iniziale e un lieve pizzicore.
Quanto dura l’intervento?
Circa 20′.
Quali precauzioni si devono prendere il giorno dell’operazione?
Suggeriamo di non indossare le lenti a contatto il giorno dell’operazione e di non truccare l’esterno dell’occhio (ombretto, mascara, fondotinta).
Quali precauzioni si devono prendere dopo l’intervento?
È consigliabile non prendere sole, usare occhiali da sole, protezione solare 50+ per evitare cicatrici, asciugare il viso tamponando e non strofinando con l’asciugamano per evitare il distacco dei punti, non truccarsi fino alla caduta dei punti. È possibile usare le lenti a contatto già 2 giorni dopo l’intervento. L’occhio può essere arrossato, livido, gonfio per qualche giorno. La ripresa totale avviene in poche settimane.
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Come si esegue il test:
leggi il questionario e calcola il punteggio.
1. La tua attività lavorativa si svolge:
2. Usi regolarmente occhiali:
3. Usi lenti a contatto:
4. Quali di questi farmaci assumi regolarmente:
5. In una giornata tipo:
6. Scegli in ordine crescente di gravità tre tra questi sintomi
7. Questi sintomi sono presenti in entrambi gli occhi anche se di più in uno dei due?
8. Quando questi sintomi sono più fastidiosi?
9. Questi sintomi:
Punteggi
Nota Bene: per ogni categoria di punteggio è consigliata una valutazione dal medico specialista oculista.
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Come si esegue il test:
I quadratini sono tutti uguali?
Le righe sono tutte diritte?
Compaiono delle macchie più o meno oscure all’interno del riquadro?
Se le linee appaiono distorte, se i quadrati appaiono di grandezza diversa, se vedi delle macchie più o meno scure all’interno del riquadro rivolgiti al tuo oculista
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Come si esegue il test:
dai un’occhiata all’immagine e prova a riconoscere i numeri o le lettere.
Scegli tra le possibili risposte:
Vedo il numero 15
Se nell’immagine qui sopra riesci a riconoscere il 15, la tua percezione dei colori probabilmente è corretta. Ripeti regolarmente il test per verificare la tua percezione dei colori.
Non vedo numeri o non vedo il numero 15
Se nell’immagine qui sopra non riesci a distinguere alcun numero, è possibile che tu non abbia la percezione dei colori rosso-verde. Ti consigliamo di rivolgerti a un professionista per un esame approfondito!
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La tonometria è una tecnica che permette di misurare la pressione intraoculare (o tono oculare). Può aumentare o diminuire in rapporto a patologie (glaucoma), traumi o interventi oftalmici.
Perché eseguirla?
Per valutare le eventuali variazioni della pressione del bulbo oculare: la pressione ideale deve essere tra i 10 e i 18 mmHg. Quando supera il 18 mmHG, l’occhio è considerato iperteso.
Come si svolge l’esame?
Il paziente seduto con fronte e mento poggiati sul tonometro, mantiene l’occhio ben aperto e fissa una luce. L’esame dura pochi secondi.
È un esame doloroso?
No, la tonometria non è un esame doloroso. È un esame indolore e minimamente invasivo.
Occorre osservare delle precauzioni prima dell’esame?
Non occorre alcuna precauzione. È importante ricordarsi di portare con sé i referti precedenti, se ci sono state altre visite oculistiche recenti.
CHIAMACI O COMPILA IL FORM
La topografia corneale è un esame non invasivo tramite il quale è possibile ottenere una mappa della curvatura corneale mediante il topografo corneale
Quando si esegue?
La topografia corneale è un esame fondamentale nella diagnosi e nel follow up del cheratocono, nella chirurgia refrattiva, nel trapianto di cornea e in contattologia, per valutare l’effetto delle lenti a contatto sulla cornea e per la costruzione delle lenti a contatto. Si può eseguire con il tonometro a soffio, a planazione, e di Pascal. Presso il nostro studio, utilizziamo tutti e tre i tonometri a seconda del grado di approfondimento richiesto dalla patologia e dall’analisi più adeguata da effettuare.
Come si svolge l’esame?
Il paziente è seduto con fronte e mento appoggiati al macchinario: fissa per qualche minuto una porzione luminosa davanti a sé, mentre l’oculista acquisisce i dati che vengono poi riprodotti da un software in una mappa.
È previsto l’uso di colliri e anestetici?
Non è previsto l’impiego di alcun collirio o gocce anestetiche. L’esame si svolge solo attraverso una strumenti computerizzati che utilizzano stimoli luminosi standardizzati e elaborano i dati ricevuti.
Occorre osservare delle precauzioni prima dell’esame?
Non occorre alcuna precauzione. È importante ricordarsi di portare con sé i referti precedenti, se ci sono state altre visite oculistiche recenti.
CHIAMACI O COMPILA IL FORM
Consiste nella misurazione della visione dello spazio che circonda l’occhio. È utile per accertare e monitorare numerose patologie, prima tra tutte, il glaucoma.
A cosa serve?
L’esame del campo visivo serve per la valutazione del glaucoma, ma può essere molto utile anche nello studio di alcune patologie della retina, del nervo ottico e del sistema nervoso centrale.
Come si svolge?
Il paziente poggia fronte e mento sul macchinario: con l’occhio esaminato (l’altro viene occluso) fissa un punto davanti a sé e preme un pulsante ogni volta che riceve uno stimolo luminoso dal macchinario. Perché l’esame sia attendibile e veritiero, è necessario che il paziente non sposti lo sguardo alla ricerca del punto luminoso.
Quanto dura?
Circa 20 minuti, se si esaminano entrambi gli occhi.
È previsto l’uso di colliri e anestetici?
Non è previsto l’impiego di alcun collirio o gocce anestetiche. L’esame si svolge solo attraverso una strumenti computerizzati che utilizzano stimoli luminosi standardizzati e elaborano i dati ricevuti.
È un esame che si deve ripetere più volte?
Secondo le Linee Guida della Società Europea per il Glaucoma se si sta monitorando il glaucoma, sono necessari almeno 5 esami del campo visivo in un periodo di 3 anni, per
poter fare una stima sulla velocità della progressione della malattia.
CHIAMACI O COMPILA IL FORM
La pachimetria è un esame che consente di misurare lo spessore della cornea. Questo dato permette di definire l’affidabilità della misurazione della pressione oculare.
Quando è necessaria?
La pachimetria corneale viene effettuata per valutare alcune patologie della cornea, come il cheratocono (mappa pachimetrica), l’edema corneale e nella diagnostica del glaucoma.
Come si svolge l’esame?
È un esame indolore e non invasivo. L’oculista instilla una goccia di anestetico sull’occhio da esaminare. Mentre il paziente fissa un punto luminoso, l’oculista esegue – mediante pachimetro a ultrasuoni – la scansione corneale. L’esame dura qualche minuto e si svolge in regime ambulatoriale.
CHIAMACI O COMPILA IL FORM
È l’esame che permette lo studio dell’endotelio corneale tramite l’acquisizione di immagini fotografiche, ottenute tramite l’impiego di un particolare microscopio.
Quando è necessaria?
È un esame preliminare fondamentale in caso di chirurgia sul bulbo (intervento per cataratta, glaucoma, trapianto di cornea) o in chirurgia refrattiva.
È un esame che si deve ripetere spesso?
Sì, la microscopia endoteliale si deve ripetere più volte a intervalli di tempo regolari, anche dopo l’intervento. Se si soffre di Distrofia di Fuchs, la microscopia è fondamentale per seguire l’andamento della patologia
Come si svolge l’esame?
Il paziente osserva un punto luminoso per pochi minuti, mentre l’oculista – attraverso una telecamera esegue una serie di fotografie della cornea. Subito dopo il computer elabora le immagini e le riversa in una foto finale e completa.
È previsto l’uso di anestetico?
L’esame è veloce, indolore e viene eseguito a livello ambulatoriale. Se l’oculista sceglie il metodo “non a contatto”, non userà anestetico, ma è sufficiente che il paziente osservi il punto luminoso mantenendo l’occhio spalancato. Nel caso di metodo “a contatto”, l’oculista impiegherà una goccia di anestetico per poggerà una piccola sonda a contatto con la superficie oculare per ricavare le informazioni necessarie sull’endotelio.
CHIAMACI O COMPILA IL FORM
La fotografia del fundus oculi analizza le strutture oculari collocate dietro l’iride e il cristallino.
A cosa serve?
La fotografia del fundus oculis, cioè del fondo dell’occhio, esamina la parte posteriore dell’occhio che comprende il corpo vitreo, la retina centrale (polo posteriore, contenente la macula, sede della visione più definita) e la porzione intraoculare del nervo ottico (papilla ottica). L’esame è indolore e rapido. Dopo l’esame, per circa tre ore, il paziente proverà ipersensibilità alla luce e resterà abbagliato a causa della dilatazione della pupilla.
Come si svolge l’esame?
Il paziente sposta lo sguardo in varie direzioni seguendo le indicazioni dell’oculista che analizza la parte posteriore dell’occhio con l’oftalmioscopio. Spesso è necessario dilatare la pupilla instillando alcune gocce di collirio midriatico.
Ci sono precauzioni da osservare prima di fare l’esame?
Sì, è necessario ricordarsi di non utilizzare lenti a contatto nei tre giorni precedenti alla visita. Si raccomanda di portare con sé le lenti a contatto.
Quanto dura?
L’esame dura pochi minuti; la durata della visita sarà più o meno lunga a seconda della patologia sospetta o accertata che il paziente riporta.
Per quali patologie è raccomandato?
È raccomandato per accertare la presenza di malattie della retina e del nervo ottico, come la retinopatia diabetica, la degenerazione maculare senile e il distacco di retina
CHIAMACI O COMPILA IL FORM
L’OCT è un esame non invasivo che fornisce delle immagini ad elevata risoluzione di scansioni a strati (tomografiche) della parte centrale della retina (macula) e della testa del nervo ottico (papilla). È un esame indolore, rapido, privo di qualsiasi controindicazione. Si esegue senza anestesia.
È previsto l’uso di gocce o liquidi di contrasto?
L’OTC non prevede l’impiego di colliri o mezzi di contrasto.
L’esame con OTC può scatenare reazioni allergiche?
No, in quanto l’esame viene eseguito senza l’utilizzo di liquidi di contrasto o coloranti, né iniezioni.
Chi può sottoporsi alla tomografia ottica?
Tutti possono sottoporsi all’OTC senza il rischio di dolore o complicazioni. Non esiste un limite d’età o dato dallo stato di salute del paziente; l’esame non può essere eseguito solo se il paziente non riesce a fissare il fascio luminoso.
Come si svolge?
L’OTC è un esame ambulatoriale. Il paziente, seduto con mento e fronte ben poggiati sui supporti del macchinario, fissa una luce per qualche minuto mentre il macchinario scatta alcune immagini in sequenza della struttura dell’occhio e della macula. Le immagini sono lo strumento principale per formulare la diagnosi di maculopatia ma anche per numerose altre patologie. È insostituibile, infatti, per la diagnosi, il monitoraggio, la decisione clinica riguardo il trattamento di molte malattie retiniche quali: degenerazione maculare, retinopatia diabetica, occlusione venosa retinica, edema maculare, foro e pseudoforo maculare, patologie dell’interfaccia vitreo-retinica, quali trazioni vitreo retiniche, membrane epiretiniche (pucker maculare), glaucoma.
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